Picco del petrolio, cambiamento climatico e crisi economica, osservati in una prospettiva integrata, rappresentano una nuova sfida per la società moderna industriale. La transizione da un mondo dipendente dal petrolio a comunità locali resilienti è un modo proattivo per preparare le comunità ad affrontare l’incertezza energetica e climatica. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario promuovere il dialogo e la collaborazione tra istituzioni e attori politici e sociali, compresi i giovani. Il progetto “Io cittadino... in transizione” stimolerà il confronto tra gli studenti delle scuole secondarie di I e II grado della città di Cesena e gli amministratori cittadini attorno alla questione della transizione verso una società a basso consumo di carbonio.

venerdì 25 marzo 2011

La resilienza, concetto centrale del progetto



In ecologia il termine di resilienza si riferisce alla capacità di un ecosistema di continuare a funzionare in presenza di shock esterni e cambiamenti indotti: "la resilienza è la capacità di un sistema di assorbire un disturbo e di riorganizzarsi, durante il cambiamento in atto, in modo da mantenere essenzialmente la stessa funzione, identità, retroazione" (Walker et al, 2004).

Durante il percorso del progetto Io cittadino in transizione il concetto di resilienza è stato l'asse portante di ogni discussione.Resilienza intesa quale capacità di resistere ai cambiamenti traumatici e improvvisi che le crisi in atto potrebbero imporre alle società negli anni a venire.

E' in tale ottica che i ragazzi hanno espresso il bisogno di imparare a riflettere sulle conseguenze. E lo hanno chiesto al mondo dell'educazione, promuovendo una riflessione sugli obiettivi che la scuola dovrebbe porsi.

Un altro contributo è stato offerto da n gruppo di ragazze che ha evidenziato la necessità di rilocalizzare la produzione agricola con l'obiettivo di ridurre gli sprechi connessi al trasporto degli alimenti, ma anche di aumentare la resilienza alimentare delle popolazioni locali.

martedì 15 marzo 2011

Sfide globali e interdipendenti implicano soluzioni complesse

Le scenario a tinte forti descritto dai facilitatori in classe vede quali attori protagonisti crisi economica, crisi energetica e crisi climatica. Questioni interdipendenti che concorrono a determinare la crisi sociale già in atto in molti paesi.



Quale dovrebbe essere dunque l'approccio per affrontare in maniera proattiva sfide di dimensioni globali ed interconnesse tra loro? Lo abbiamo chiesto agli studenti, tutti di età compresa tra i 12 e i 17 anni, i quali hanno puntato il dito su alcune questioni, che ritengono sia necessario trattare al fine di gestire le attuali crisi:

- Mappare i bisogni
- Investire in tempo di crisi
- Imparare a riflettere sulle conseguenze
- Quale ricerca scientifica e tecnologica
- Qualità dell'educazione
- Nuove professioni
- Urbanistica: ridisegnare la città
- Mobilità sostenibile e trasporto pubblico
- Consumismo: ieri, oggi e domani
- Produzione energetica e fonti rinnovabili
- Rilocalizzazione della produzione di cibo
- Risparmio delle risorse: chi e come
- Rimettere in questione gli stili di vita individuali e collettivi
- Ridurre gli sprechi
- Gestione dei rifiuti domestici e di comunità
- Deforestazione e riforestazione

lunedì 14 marzo 2011

Fase 5: riprese fotografiche




Mentre una parte della classe resta a scuola a registrare i messaggi audio, l'altra metà esce e si reca nei luoghi-chiave, identificati in precedenza e ritenuti rappresentativi della questione affrontata dai testi che ciascun gruppo ha elaborato.

Un fotografo accompagna gli studenti e riprende ciascun gruppo di lavoro nell'ambiente prescelto - il fiume, il centro commerciale, la piazza, il castello, gli orti degli anziani - fotografandolo a 360°.

Ogni partecipante si posiziona nello spazio secondo una regia definita durante i laboratori in classe. Tutto concorre - parole, immagini e luoghi rappresentati - a rendere esplicito il senso dei messaggi elaborati.

Fase 4: registrazioni audio




Registrare all'interno di una scuola messaggi diretti alle autorità e ai cittadini, da montare successivamente in audiovisivi, che saranno proiettati nel corso di un incontro pubblico è un'impresa che richiama alla mente il mito di Sisifo.

Tra rumori di sedie spostate, suoni di campanelle che scandiscono le ore e di campane di chiese che chiamano i fedeli alla preghiera, schiamazzi di studenti in entrata e in uscita dalla scuola, personale che si dedica alla pulizia delle classi, elettricisti, fornitori e altre amenità di genere vario, la persona preposta alla registrazione dei messaggi audio rischia l'esaurimento nervoso.

Ad ogni modo il quarto laboratorio è divertente, cementa il gruppo, permette di approfondire la conoscenza tra le persone, stabilisce i ruoli relativi e offre ai partecipanti la sensazione di avere costruito qualche cosa insieme.

Fase 3: definizione dei messaggi




Durante il terzo laboratorio i messaggi, indirizzati ora alle autorità locali ora alla cittadinanza intera, vengono rifiniti, dopo essere stati condivisi tra tutti i membri di ogni singolo gruppo di lavoro.

Chi ha terminato di scrivere effettua le prove in vista delle registrazioni audio, sceglie il sottofodo musicale, cerca nel quartiere un luogo-simbolo adatto a rappresentare il soggetto trattato. Vengono definite le pose che i partecipanti assumeranno in ogni singolo fotogramma che costituirà l'audiovisivo, prodotto finale di un ciclo di quattro incontri.

Fase 2: elaborazione delle idee




Il secondo incontro mette radici nel processo attivato durante il primo laboratorio. Le questioni importanti individuate durante la prima discussione vengono sviluppate in maniera creativa da piccoli gruppi di lavoro all'interno di ciascuna classe.

Qualche volta tra un incontro e l'altro gli studenti hanno il tempo di effettuare qualche ricerca. Qualche volta i docenti nutrono le idee dei loro studenti con letture, articoli, libri, storie.

Lavorando insieme le questioni vengono analizzate, sviscerate, destrutturate e ristrutturate in ipotesi, proposte o suggerimenti. Oppure la discussione viene rilanciata sotto forma di dubbi e di domande. In alcuni casi viene scelta la via della provocazione ironica e intelligente.

Fase 1: condivisione del progetto



Il primo incontro è momento di conoscenza reciproca e di condivisione del contesto. E' momento in cui il gruppo accetta, oppure no, di mettersi in gioco. Se tutto va bene, i partecipanti al labratorio si attivano, cominciano a discutere tra loro, mettono a fuoco i contenuti e delineano i potenziali obiettivi.

Durante il primo incontro si sviluppa un processo delicato, che domanda fiducia reciproca da parte di tutti gli attori: i due facilitatori, gli studenti, i loro insegnanti. Ma anche chiarezza e decisione.
In generale, l'attenzione è altissima e la partecipazione totale.

Questo sarà un progetto difficile a cui gli studenti saranno chiamati a rispondere in un tempo così breve da non lasciare loro altra possibilità che mettere a frutto le proprie risorse personali sia in campo relazionale che nell'ambito delle competenze specifiche.

lunedì 21 febbraio 2011

Che cosa pensò l'abitante dell'Isola di Pasqua mentre tagliava l'ultimo albero dell'isola?



Nell'agosto 2009, al termine della prima Università Estiva organizzata dal network europeo YPSSI, 90 giovani europei redassero un documento che sintetizzava le aspirazioni emerse dopo avere immaginato collettivamente l'Europa nel 2015.

Il loro documento era incentrato su quattro categorie - diritti, educazione, scienza ed economia - ritenute prioritare per il progresso delle società.

I 90 giovani europei scrissero che uno degli scopi del loro lavoro è avvicinare le persone al metodo scientifico al fine di sradicare la paura, la superstizione, la xenofobia e il timore del cambiamento all'interno della società.

Sottolinearono che per loro la conoscenza avvolge tutti gli ambiti del sapere. Comprende ricerca scientifica ed innovazione, ma ha anche una dimensione culturale, sociale, politica, democratica e umana.

Dichiararono che le loro energie sono volte ad accrescere il sentimento di appartenenza a quell'entità che chiamiamo Unione Europea, a promuovere un'attiva cittadinanza e un consapevole coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali.

Ma soprattutto reclamarono una riforma del sistema educativo e scolastico. Affermarono di aspettarsi che la scuola promuova maggiormente il pensiero critico, l'approfondimento, la comprensione dell'attualità, conoscenze pratiche e programmi orientati ad una prospettiva europea e mondiale. In sintesi chiesero alla scuola un modo di pensare e di relazionarsi con la società nuovo.

Ispirandoci a quel documento abbiamo strutturato il progetto "Io cittadino in transizione" per offrire agli studenti l'opportunità di confrontarsi con l'attualità, di partecipare al dibattito che troppo spesso coinvolge élites ristrette di persone, intellettuali, politici o scienziati.

Ma soprattutto per offrire a tutti noi - giovani e adulti, educatori e amministratori - la possibilità di discutere e di riflettere ora, di elaborare progetti e di prendere decisioni utili a fronteggiare le nuove complesse sfide che già si affacciano sul nostro orizzonte.
Per non trovarci, insomma, a condividere il brivido provato da quell'abitante che tagliò l'ultimo albero dell'Isola di Pasqua.